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The Slackers al Punk rock Holiday con intervista

by PE1994

Il Punk rock holiday è un festival musicale estremamente suggestivo perchè si svolge a Tolmino un paesino delle montagne slovene al confine con l’Italia a ridosso del fiume Isonzo (Soca in sloveno). La location è fantastica, immersa nel verde e con il bellissimo fiume Isonzo dalle acque fredde ma cristalline a fare da cornice a 5 giorni di musica con una line up incentrata sul punk rock ma che spazia in numerose altri generi e con un clima di festa e comunità difficile da trovare nei grossi festival. Puoi leggere il mio report dell’edizione 2022 a questo link.

A prova del fatto che al Punk rock holiday c’è musica di ogni tipo l’inserimento degli Slackers da New york, band con più di 30 anni di carriera all’attivo dedita ad uno ska-rocksteady sopraffino impreziosito da una sezione fiati d’eccezione e dall’incursione anche in altri generi come il blues e il reggae. La band capitanata da Dave Hillyard (sassofono), Vic Ruggiero (voce e tastiera) e Glen Pine (trombone e voce) ha da poco fatto uscire un bellissimo album intitolato “Don’t Let The Sunlight Fool Ya” su Pirate press e ristampato molti degli album storici all’epoca usciti per Hellcat records di Tim Armstrong.

Gli Slackers da New York arrivano a Tolmino un pò in ritardo dopo una data a Verona in un piccolo locale in cui l’atmosfera dicono fosse incandescente e quindi salta purtroppo il loro show acustico e l’intervista viene ritardata a dopo il concerto andando a sovrapporsi all’esibizione degli Agnostic front. Mi posso gustare lo show degli Slackers da vicino e da varie angolazioni perchè non c’è grossa calca di pubblico, ci si muove agevolmente da un punto all’altro e il clima è assolutamente festoso e in vena di danze skancheggianti. Gli Slackers trovano la quadra per un pubblico tendenzialmente amante di sonorità più aggressive prendendo dal loro repertorio i pezzi più movimentati ma non rinunciando a rallentamenti con incursioni nel reggae più classico. Ovviamente i dischi più saccheggiati sono Redlight, The Questione, Wasted days e Close my eyes, un poker calato dal 1997 al 2003 che li ha fatti conoscere in tutto il mondo. C’è spazio anche per i pezzi nuovi come la splendida “Shameboy”. Tutto il concerto si può vedere ed ascoltare sulla pagina FB del Punk rock holiday, non lasciatevelo scappare.

Subito dopo il concerto si presentano nell’area press Vic Ruggiero e Dave Hillyard accaldati ma disponibilissimi a rispondere alle domande. Nell’intervista mi interessava capire quali siano stati e siano ancora i loro legami con il mondo del punk rock a cui vengono associati nonostante propongano ska rocksteady classico, inoltre ho voluto approfondire quale fosse la loro opinione sulla situazione sociale e politica negli USA visto il loro continuo riferimento nelle canzoni a questi temi (questa domanda è presente solo nel video!). Ho inoltre chiesto all’amico Ricky Russo che vive a New York di mandarmi una domanda da proporre agli Slackers, l’intervista completa la potete ascoltare in inglese con sottotitoli sul canale You tube di Planet earth 1994, la traduzione parziale in italiano la trovate qui sotto.

Dopo più di 30 anni di carriera suonando ska-rocksteady incredibilmente siete ancora uno dei nomi più importanti dei festival punk rock-hardcore, ad esempio il Rebellion e il Brakrock, prima di tutto siete anche fan del genere punk rock? Che band amate di questo genere?

Vic: Sono sicuramente un fan del punk rock non posso parlare per Dave..

Dave: io sono molto selettivo (ride).

Vic: Devo dire che è stato un peccato ad esempio perdermi gli Agnostic Front che stanno suonando adesso ma siamo stati ad un festival con i Damned di recente, con i GBH, è stato fantastico i Damned erano bravi come non sono mai stati, pazzesco, i GBH sono bravi come quando li ho visti venti anni fa quindi voglio dire sono un fan del punk rock.

Com’è stato all’inizio entrare in questo circuito immagino grazie al fatto che i vostri dischi uscivano su hellcat records e com’è ora la sensazione? Vi sentite sempre a vostro agio?

Vic: Penso sia stata una fortuna per noi entrare in contatto con la Hellcat record in quel periodo ma quando abbiamo iniziato la scena reggae e ska a New York era molto connessa alla scena Punk, penso che la gente non fosse molto legata ad una scena, vedevi le stesse persone a concerti diversi. Se c’erano dei ragazzi al concerto rockabilly poi gli stessi ragazzi andavano al concerto ska, ed erano gli stessi che erano al concerto punk. Penso che gli Slackers abbiano sempre attratto i fan della musica, persone che hanno semplicemente una mente aperta. Siamo stati fortunati che i nostri fan siano cresciuti con noi, siamo partiti da un posto e ci siamo spostati in un altro, iniziamo con un po’ di jazz poi diventiamo un po’ più punk infine diventiamo un po’ più reggae e un po’ progressive oppure un po’ tradizionali e tutti sembrano avere un flusso e riflusso con noi, siamo in stretto contatto con il nostro pubblico in questo modo.

Con una carriera così lunga ovviamente avete vissuto ogni crisi e rinascita del mercato musicale ma anche crisi socio-politiche rilevanti, quando è stato nella vostra carriera il momento migliore e quale quello che vi ha fatto quasi gettare la spugna?

Dave: Nulla può fermarci e siamo ancora qui. Molte volte siamo stati messi alla prova e abbiamo dovuto improvvisare e pensare a come proseguire con le nostre forze per poter andare avanti, abbiamo avuto molti momenti difficili nel corso degli anni, intendo dire che il più recente è stato il Covid che ha cercato di metterci a tacere e noi abbiamo cercato un modo sicuro e responsabile per continuare a suonare e mantenere viva la musica e far si che restasse importante. Era come se ci stessero portando via le cose che erano più preziose per noi, abbiamo trovato il modo di fare dei live streams, io e Vic abbiamo scoperto tutte queste tecnologie per far sembrare che stavamo suonando nello stesso posto, ma è stato pazzesco, abbiamo illuso di camminare in un bosco insieme, abbiamo suonato sopra Manhattan. Abbiamo trovato tutti questi modi per continuare a mantenere la distanza sociale e suonare insieme e trasmettere in live streaming. Ma sapevo che era un test, ci sono sempre stati dei test, la cosa strana per me è stato essere nello ska che è stato come avere sempre il vento in faccia. Quando mi sono appassionato per la prima volta era un tipo di musica marginale e ci sono stati dei brevi momenti in cui ha avuto più popolarità in cui è stata più mainstream ma sono stato sempre fedele e quando ti dicevano “ascolti ancora quello, stai facendo ancora quello” e io rispondevo “ sì amico sto ancora suonando, motherfucker, sono ancora qui e suono la musica che mi piace davvero.

Vic: Come Papillon “Sono ancora qui”. Devo dire che abbiamo avuto un periodo all’inizio degli anni ‘2000 in cui tutte le ska bands se ne andavano e dicevano “non è più popolare, è la fine”, ed è stato in quel momento che gli Slackers hanno trovato se stessi.

Dave: Non avevamo una booking agency, la nostra etichetta era un pò ambivalente nei nostri confronti quindi dovevamo solo ritornare alle nostre origini e trovare un modo per fare la nostra musica e abbiamo creato la nostra struttura. Quindi è cambiato tutto, ora lavoriamo con la Pirate press e stiamo benissimo con loro, ma abbiamo una nostra infrastruttura interna questa è stata la cosa positiva che abbiamo costruito all’inizio degli anni 2000, abbiamo costruito la nostra scena, la nostra atmosfera ed è come se uscissimo e facessimo concerti in autonomia, e quando costruisci qualcosa di tuo le persone non possono portartelo via, quello sei tu, puoi darlo via ma non possono prendertelo se non vuoi, è tuo e l’hai reso fantastico.

Mi ha colpito molto il testo di Statehouse per la semplicità con cui parla di un tema così divisivo per gli Stati Uniti, è difficile per noi capire quello che succede oltreoceano, ci potete raccontare qual è il clima che ora si respira?

Questa risposta la trovi nel video dal minuto 6.40… Vic racconta tra l’altro che il pezzo era stato scritto per i Rancid…

Vivete ancora New York? Patty Smith dice che è una città costosa per un artista, cosa ne pensate? Come è cambiata negli anni? (Domanda di Ricky Russo Ny Groove)

Vic: Assolutamente troppo costosa (ride).

Dave: Ecco il punto, io sono riuscito a restarci, sono arrivato nel quartiere giusto al momento giusto perciò vivo ancora in Upper Manhattan a Washington Heights e sono lì ormai da circa 20 anni.

Vic: Sei arrivato all’ultimo momento possibile amico (ride).

Dave: Ma ci sono ancora dei posti come il Bronx in cui puoi trovare qualcosa a prezzi accessibili sempre adattandoti, pur ricordando che New York può essere intransigente e anaffettiva riguardo al settore immobiliare e alla protezione della sua storia.

Ieri avete suonato in un piccola locale di Verona e oggi su un grosso palco, com’è suonare in 24 ore in queste due situazioni così diverse?

Dave: Ieri non era così piccolo ma era come se ci fossero circa 3-400 persone, erano tutti attorno a noi, eravamo circondati, era fondamentalmente come se fosse il cortile di una trattoria ed era come essere in un paesino e la gente veniva a far festa, è stato un concerto fantastico. Oggi era un contesto più grande ma ho sentito delle buone vibrazioni da parte della gente come essere in una comunità, un’atmosfera difficile da vivere solitamente in un grande festival. Nei grandi festival c’è molta attenzione sulla sicurezza ma qui la security era davvero tranquilla e molto rilassata, si sono presentati solo un paio di volte come a far capire che avrebbero potuto farti del male (ironico, ride). 

Vic: la cosa migliore è che hanno un piccolo scalino davanti al palco se vuoi fare stage diving sei sicuro che non ti farai male ed è un’ottima soluzione, nessuna barriera, fantastico.

Dave: Le persone si prendevano cura l’una dell’altra poi c’erano un sacco di bambini che si tuffavano dal palco lì dentro in mezzo alla folla e le altre persone facevano attenzione che non cadessero e si facessero male.

Grazie Slackers speriamo di rivedervi presto in Europa!

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