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THE REAL SWINGER – Intervista a Marco Cicchella – prima parte

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“A tape to America”

Ricordo di aver conosciuto i Real Swinger (inseriti tra i gruppi ideali per capire il pop-punk italiano da Rolling stones) da un articolo sulla rivista Bassa Fedeltà in cui raccontavano la loro esperienza del tour negli Stati Uniti del 1997 e del loro primo disco sulla V.M.L. Rec. etichetta di Joey cantante dei Vindictives. Ricordo che rimasi sbalordito perchè uscire con un album su un’etichetta americana e fare un tour oltreoceano all’epoca era cosa per pochi…

Ora a distanza di tanti anni scopro on-line da un’intervista a Marco Cicchella (cantante, chitarrista in quella storica formazione) su Salad days mag (che vi consiglio) che quel mitico album è stato ri-registrato e ristampato in vinile (lo trovate in digitale su bandcamp), così non posso che andare a riascoltarmelo e per l’occasione recupero un lettore CD, supporto che non usavo più da un pò. Mi metto quindi in contatto con Marco che si dimostra fin da subito felice dell’interessamento, il disco arriva con all’interno un bigliettino di ringraziamento e con un flyer originale del loro concerto a NY del 1997… non posso che sognare e chiedere:

Com’è finita una piccola punk rock band di Napoli a suonare a NY nel 1997 insieme agli Squirtgun?

La proposta del tour partì da Joey Vindictive (nda: la lettera originale è tra le foto qui sotto), ma il tutto divenne possibile grazie a Mass Giorgini. Quando inviammo le canzoni che sarebbero poi finite nel primo CD, la traccia di chitarra aveva un suono tremendo, per cui Joey ci chiese di ri-registrarla e mi passò il contatto di Mass che non solo mi poteva dare delle dritte per registrarla meglio ma avrebbe anche potuto spiegarmelo in italiano. Dato che parliamo del secolo scorso, tutto questo scambio di commenti e cassette avvenne via posta, per cui passarono tre mesi tra la prima e la seconda sessione di registrazione. Per il tour Joey mi fece nuovamente il nome di Mass che si occupò praticamente di tutto!

Per cui anche il Cd che usci all’epoca era in un certo senso ri-registrato?

Si. Se senti i pezzi tipo Monster o All I wanna hear, c’è una chitarra iniziale con un suono abbastanza indistinto che non abbiamo potuto coprire dato che non avevamo pensato di dare il quattro all’inizio del pezzo. Dopo pochi secondi entra la nuova traccia.

Com’è stato quel live e quali i momenti più belli di quel tour? Che cosa vi è passato per la testa in quei momenti?

Più che il singolo concerto, le cose che ci colpivano e che io ancora ricordo era tutto il contorno dei posti che vedevamo. Per dire, a New York era alto il rischio che fregassero roba dal van, per cui scaricammo tutto senza mai lasciarlo incustodito e poi lo portammo in un garage, mentre di solito lo parcheggiavamo in una strada laterale. Quella fu una delle poche volte in cui suonammo a sera inoltrata salendo sul palco a mezzanotte ed eravamo solo noi e gli Squirtgun in cartellone. Il Coney Island High si trovava tra Greenwich Village e Bowery per cui ne approfittammo per andarcene in giro prima di suonare. Di solito i locali dove suonavamo non erano quasi mai al centro della città. Viste le distanze che dovevamo coprire, i tempi morti erano tantissimi, ma considerando che furono solo 10 giorni non arrivammo mai a livelli di saturazione. Le highway americane passano per paesini, foreste, campi dove ogni tanto spuntano enormi centri commerciali, o catene di fast food che non conoscevamo neanche di nome. Paesaggi spettacolari e poi ogni sera, un concerto! Non è stata affatto male come esperienza!

Tutto questo partendo da Napoli, non certo una città facile per il punk rock, come avete iniziato?

La cosa più difficile è stata trovare persone con cui suonare. Anche perché noi non eravamo musicisti, non andavamo in sala a fare le jam session da cui poi venivano fuori delle canzoni. Ci piaceva un certo tipo di suono sporco americano che andava dal punk al garage e che volevamo rifare, ma soprattutto non ci piaceva niente di quello che avevamo intorno! Nel centro storico di Napoli in quegli anni nel giro di 500 metri c’erano tre negozi di dischi dove col tempo ci siamo incontrati o spulciando tra i vinili o leggendo gli annunci di chi cercava altri simili con cui suonare. Quello è stato il fulcro dove più o meno gravitavamo e anche se non ci conoscevamo di nome, di vista ci si riconosceva per cui capivi subito con chi saresti potuto entrare in sintonia. In questo modo all’inizio degli anni ‘90 ero entrato in un primo gruppo in cui cantavo e un paio di anni dopo, tramite amicizie comuni si costituì il primo nucleo dei Real Swinger.

Il momento di apice per la vostra band corrispondeva in quegli anni anche ad un interesse crescente verso il punk rock in generale, che cosa vi aspettavate dopo quel botto iniziale?

In realtà, non ci aspettavamo nulla. Speravamo di riuscire a suonare il quanto più possibile e in effetti ritornati dagli Stati Uniti facemmo diversi concerti sia a Napoli che fuori. 30, 40 date l’anno le facevamo, considerando che suonavamo solo nei week-end un po’ per gli impegni di lavoro un po’ perché non avevamo un nome tale da poter fare trasferte per concerti infrasettimanali.

Ci è capitato un paio di volte di essere contattati da agenzie o ancora peggio da managers (qui la parola scritta non rende bene il termine. Bisogna immaginarselo come lo pronuncia Arbore in FF.SS https://www.youtube.com/watch?v=j0Q-GL6IvDE) ma senza che poi si concretizzasse mai nulla. C’era curiosità perché non avevano mai sentito parlare di noi ma avendo fatto un disco e un tour in America probabilmente si domandavano se per caso non si fossero fatti sfuggire la next big thing che, guarda caso, veniva proprio dalla loro stessa città. Ovviamente sentito qualche pezzo del disco capivano che era materiale con zero airplay e ancora meno commerciabilità e la cosa finiva li. I managers invece lasciavano sempre uno spiraglio aperto, quello che chiamavano “la situazione”! Senza mai sbilanciarsi con offerte o altro vagheggiavano di questa “situazione”. “rimaniamo in contatto, poi se si crea la “situazione” magari ci risentiamo”. Chi avrebbe dovuto creare questa situazione, non s’è mai capito! Cmq, le nostre situazioni ce le siamo create da soli. Non abbiamo sentito la mancanza di quei managers, e probabilmente neanche loro di noi.

In quel tour del 1997 avete registrato anche il disco successivo negli storici studi del Sonic Iguana a Lafayette con Mass Giorgini (dietro il mixer dei più importanti dischi Lookout rec e alcuni Fat wreck dell’epoca), com’è stato entrare e registrare in quello studio? In Italia non c’era chi sapeva trovare quel suono pop punk? 

Registrare ai Sonic Iguana è stato comodissimo perché si poteva suonare live. C’era un’ambiente per la batteria con una acustica meravigliosa mentre gli ampli si trovavano in altre stanze per cui potevamo tenerli a tutto volume. Alle pareti c’erano tutti i CD registrati in quello studio, praticamente metà del catalogo della Lookout! Anche se avessimo conosciuto studi italiani dove poter andare a registrare, non potevamo perdere l’occasione di registrare con chi era sicuramente molto più in sintonia con il tipo di musica che facevamo.

Come mai il disco è uscito nel 2001? Vi ha penalizzato questo ritardo?

Le registrazioni sono uscite molto tempo dopo perché la V.M.L. nel 1998 era stata costretta a chiudere e contemporaneamente tra noi tre del gruppo iniziavano a esserci un po’ di tensioni. Per dei concerti abbiamo avuto un bassista temporaneo, durante l’estate abbiamo suonato con un terzo bassista ancora che poi è passato alla chitarra e siamo stati una formazione a 4 per circa sei mesi. Nel 1999 perso il chitarrista e con un ulteriore bassista abbiamo fatto ancora concerti ma nel frattempo il batterista aveva iniziato a perdere entusiasmo. In questo quadro generale, fare uscire quelle canzoni considerando che il CD sarebbe arrivato che magari il gruppo non esisteva più, non aveva tanto senso. Il ritardo nell’uscita non ci ha penalizzato, quello che ho descritto prima, si. Per un gruppo delle dimensioni come il nostro, senza nessuno alle spalle, quello che riesci a ottenere dipende dall’impegno che ci metti. Se ci si vuole dedicare ad altro, che è cosa normalissima, diminuisce l’impegno e in proporzione le cose si riescono a concludere.

Dal 1997 in poi però avete continuato a suonare e intrattenere contatti con band importanti ho visto flyer di vostri live con Mr.T Experience, Smugglers, Squirtgun, Scared of Chaka (con questi ultimi 2 avete fatto anche uno split), Groovie Ghoulies, avete qualche ricordo speciale di quei live e incontri? Qualche contatto si è poi trasformato in un’amicizia durata nel tempo?

Per i Mr. T Experience contattammo la Banda Bonnot di Roma che organizzava le date italiane e organizzammo il concerto al Magma un locale di Torre Del Greco dove abbiamo suonato diverse volte e che ci dava sempre la possibilità di fare concerti per gruppi che venivano da fuori. Io, Paolo (il primo bassista dei Real Swinger) e Claudio, un nostro amico parlavamo sempre di riuscire a organizzare qualcosa a Napoli dato che praticamente ci toccava sempre andare fuori a vedere concerti. 

Quel concerto fu importante per il locale perché entrò in un circuito e negli anni successivi ospitò tanti altri gruppi italiani e stranieri, per il pubblico (o se vuoi “la scena”) perché con il successo dei Green Day i gruppi della Lookout iniziavano a essere conosciuti e ora potevi vederli anche dal vivo in un posto a 10 km da casa tua! …e per noi perché stavamo in fissa con i Mr. T experience!!

Dal punto di vista della “scena” ancora più importante fu il concerto degli Scared Of Chaka, con cui suonammo la prima volta nell’estate del 97 e la seconda nelle date italiane del loro tour nell’aprile del 98. Gli SOC incidevano per la 702 records di Pete Menchetti che li accompagnava in quelle date Europee. Pete un paio di anni dopo venne a vivere a Napoli e con Walter (il batterista dei Real Swinger) e altri aprirono lo Slovenly, un locale che in ambito rock’n’ roll a Napoli non si era mai visto (e probabilmente mai più si vedrà).

Con Mass degli Squirtgun ci siamo visti più volte oltre che per il nostro tour insieme in America e le due volte che sono venuti a suonare in Italia. Per lavoro è stato quasi 5 mesi a Roma e ci siamo incontrati spesso. 

E invece gli italiani tipo Meat for dogs, ‘77 spreads, Turturros, Crummy stuff ?

Tra gli italiani, io e Andrea dei ‘77 Spreads ci conoscevamo da quando avevamo 13 anni. Loro avevano preso una sala prove pagando un fitto mensile ma con ovviamente la comodità di poterci andare quando volevano. Per smezzare le spese ci chiesero di entrare anche noi in quella sala. Attitudinalmente però eravamo molto diversi. La copertina del primo cd e le foto interne nello split con gli Scared Of Chaka sono state fatte in quella sala, praticamente una caverna nel sottosuolo di Napoli!

I Meat For Dogs li conobbi grazie a Marco di Salad days. Quando ancora si faceva tanto tape trading, mi registrò i pezzi del loro primo singolo. Io rimasi folgorato da quelle canzoni e scrissi a Rocco che poi mi chiamo al telefono. Da lì o suonando insieme o negli anni più recenti via social siamo sempre rimasti in contatto. Per loro non posso che usare elogi! Musicalmente strepitosi, il loro songwriting sta veramente una spanna sopra rispetto al 90% di quanto uscito in Italia nell’ambito Punk/undeground nel periodo. Come persone, eccezionali!! Potrei andare avanti ancora per molto, ma penso di aver reso l’idea! 

I Turturros nacquero quando contattai Umberto tramite un post che aveva pubblicato sul web in cui cercava persone per formare un gruppo. Nella band ci sono rimasto poco ma con Umberto ci siamo visti sopra e sotto i palchi per anni.

Di altri gruppi tipo Smugglers, Crummy Stuff, Groovie Ghoulies ricordo poco perché li incrociai giusto la sera del concerto.

… to be continued …. soon…

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